Nell’era “post network” la televisione resta al centro: cambiano spazi, tempi e luoghi

Ci sono le web tv, le pay tv, le repliche online dei canali mainstream, youtube: sono decenni ormai che si scrive e si parla di “fine della televisione”, o che si ipotizza una sua scomparsa a seguito della diffusione di internet, dei dispositivi mobili, delle tecnologie digitali. La fine, però, non è arrivata, tutt’altro. Lo racconta Amanda D. Lotz nel saggio “Post Network” (Minimum Fax), una panoramica su origine e conseguenze della moltiplicazione degli schermi. La tesi della Lotz è che l’evoluzione delle tecnologie disponibili e le innovazioni nelle piattaforme distributive e nelle tecnologie della visione abbiano alla fine rafforzato il ruolo centrale occupato dal mezzo televisivo nel sistema dei media, negli Stati Uniti e in tutto il mondo. In quella che Amanda D. Lotz definisce l'”era post network”, quindi, si ridefiniscono gli strumenti tecnici della televisione, i suoi linguaggi e narrazioni, le modalità di fruizione da parte degli spettatori, l’impatto degli immaginari mediali, i percorsi di circolazione dei contenuti. Se generi come il cinema o le serie televisive finiscono per essere disponibili ovunque, con estrema flessibilità, da “Youtube” a “Netflix”, dagli smartphone ai social network, altri contenuti come lo sport, i grandi eventi e le prime visioni mantengono forte la rilevanza di una temporalità lineare e di una comunità di spettatori che si ritrova contemporaneamente davanti al piccolo schermo. Continuano ad esistere quindi entrambi i tipi di “consumo” del contenuto televisivo: quello “in diretta”, in cui gli spettatori condividono la stessa esperienza, e quello asincrono, individuale, in cui ognuno sceglie autonomamente i propri contenuti preferiti seguendo i propri interessi e passioni.  A volte queste modalità sono compresenti anche all’interno di una stessa stanza, tra persone della stessa famiglia. Cambia anche il meccanismo di produzione di informazione, e potenzialmente ogni individuo può rivestire contemporaneamente il ruolo di produttore e fruitore di contenuti. Amanda D. Lotz analizza non solo le ricadute sociali e culturali di questa situazione, ma anche quelle economiche: la necessità di alimentare una pluralità di canali fa crescere la produzione di contenuti, anche se non sempre favorisce il mantenimento degli standard qualitativi. ”Post Network” è una panoramica aggiornata del cambiamento in corso, ricca di suggestioni, che induce il lettore a riflettere sul presente e a disegnare in anticipo gli scenari del nostro futuro.