Diario di viaggio in Eritrea sulle tracce del vescovo missionario Luca Milesi. Visita della capitale

Monsignor Luca Milesi per le vie di Asmara

Prosegue la pubblicazione del “Diario di viaggio” per recuperare la memoria della figura del vescovo missionario Luca Milesi. Trovate qui la prima puntata.

Giovedì 28 febbraio: visita della capitale

Ho dormito poco questa notte, pur avendo un letto comodo sistemato in una camera spaziosa. Ho sentito verso l’alba il richiamo del muezzin alla preghiera musulmana. Sul letto ci sono due coperte, perché il clima dell’Asmara (situata a 2350 metri di altitudine e 400 mila abitanti) è caratterizzato da una notevole escursione termica: caldo di giorno e fresco di notte.

Apro la finestra e vedo il cielo a pecorelle. Scatto la mia prima foto. Il paesaggio mi appare brullo e spoglio. Nel giardino che circonda l’edificio non c’è un filo d’erba, tuttavia noto diversi fiori trapiantati: tagete, calle, zinnie, margherite, ogni pianta è circondata da una pozzetta d’acqua.

Al di là del muro di cinta vedo una siepe di fichi d’India e lungo un sentiero scorgo un gruppo di ragazzi in divisa, disposti in fila indiana. Si stanno dirigendo verso un grande edificio che intravedo in lontananza sulla collina, probabilmente la loro scuola.

Più in basso, la strada carrozzabile è deserta. Noto solo una donna che cammina svelta avvolta nel suo nezelà. Tutto è avvolto in un silenzio che appare irreale a me, abituata al frastuono mattutino del mio paese.

La ricchezza del nostro mondo, la povertà dell’Africa

Mi vesto e raggiungo Lucia e gli altri nella cappella del piccolo istituto. Aragù è in fondo alla cappella, in attesa della messa e mi guarda con gli occhi furbi e sorridenti. Poco dopo arriva Jemané che fa da chierichetto a don Giuseppe. 

“Il ricco epulone e Lazzaro…”, meditiamo sul confronto stridente tra la ricchezza del nostro mondo e la grandissima povertà del terzo mondo. Questo è proprio lo spirito del nostro viaggio in terra africana.

La messa è chiusa con un dolcissimo canto intonato da Margherita e Lucia, poi facciamo colazione, a base di squisite banane, piccole e mature. 

Con la Toyota di Jemané ci dirigiamo verso il centro dell’Asmara. 

Le strade sono semideserte, poche automobili e piccoli gruppi di persone. Visitiamo la Piazza Rossa, ricordo dell’occupazione etiopica di Mengistu, poi ci rechiamo in due istituti delle suore Orsoline, per consegnare i medicinali e le lettere che ci erano state affidate dalle suore di Bergamo.

L’incontro con le suore Orsoline ad Asmara

Conosciamo suor Tarcisia, che ci offre il tè con i biscotti e subito noto sulla parete del salottino la grande foto di madre Dositea Bottani, che fu superiora generale delle Suore Orsoline e ora in procinto di diventare beata.

All’interno del cortile vediamo i numerosi bambini della scuola elementare dell’istituto. Stanno giocando allegramente in attesa di iniziare le lezioni.

Riprendiamo la visita della città. Molti negozi e locali pubblici portano ancora le scritte di quando l’Eritrea era colonia italiana: macelleria, ferramenta, cinema “Impero”, anche gli edifici allineati rispecchiano la nostra architettura degli anni Trenta. Bello il viale della Liberazione con la palme ai lati.

La cattedrale ortodossa mi dà una forte emozione: qualche uomo e decine di donne, avvolte nei loro nezelà e senza scarpe, pregano con la faccia a terra o baciano con devozione le pareti della chiesa. 

Jemané ci mostra delle strane “campane”, costituite da grosse pietre di forma rettangolare appese a impalcature di legno sul sagrato in terra battuta, che ha al centro un’enorme pianta di pepe.

Mons. Luca Milesi

Il ricordo dell’ordinazione episcopale di don Luca

Scopriamo che c’è tanta gente in giro, perché è il 28 febbraio, festa ortodossa, di San Salvatore e all’Asmara gli ortodossi sono assai numerosi, più dei cattolici e dei musulmani.

Risaliamo sulla Toyota e attraverso i finestrini vediamo la chiesa cattolica dedicata alla Madonna della Misericordia, dove monsignor Luca è stato consacrato vescovo il 4 febbraio 1996.

Lucia e don Giuseppe che allora avevano partecipato alla cerimonia, fanno notare i cambiamenti verificatisi in questi pochi anni: nel 1996 le automobili erano assai poche, ora si vedono parecchie vetture dei nostri anni Sessanta ed in particolare vecchie “Seicento” con apertura anteriore, qualche “Millecento”, alcune “Cinquecento” piene di ammaccature e dei fuoristrada giapponesi.

Fanno osservare che non sembra ci sia stata la guerra, ma Jemanè, che è attento ai loro commenti, chiarisce: ora la guerra con l’Etiopia è cessata, però gli uomini continuano a fare il soldato ai confini e anche le ragazze devono prestare servizio militare per diciotto mesi. Ci sono ancora tanti militari dell’ONU che cercano di creare le condizioni per una pace duratura. Verso la fine di marzo i rappresentanti dei due governi dovrebbero raggiungere un accordo definitivo sui confini e poi lasciar liberi i soldati di tornare alle loro case per riprendere la vita normale.

È ora di tornare alla “Casa dei poveri”.

(continua)