Parigi. Lungo la Senna, un profumo, un ricordo: ecco il Flan à la fleur d’orange

Caterina Stiffoni è un’elegante dama veneziana, con un grande talento per l’arredamento di interni, sul quale ha costruito la sua carriera. Ma un’altra sua grande passione è la cucina: ha scritto per riviste di settore, ha condotto una ricerca personale sulla storia della cucina dal Medioevo al Rinascimento e ora ha scritto un libro particolarissimo: «Storie in cucina. Ricordi, racconti e ricette», impreziosito dalle foto in bianco e nero di Gianni Berengo Gardin, edito da Contrasto. Un libro insieme familiare ed esotico, denso di segreti, atmosfere, viaggi, sensazioni e racconti, come quello che vi proponiamo, Parigi, legato alla delicata ricetta dolce del «Flan à la fleur d’orange». La foto di apertura:© Gianni Berengo Gardin / Contrasto

La clessidra che misurava i ritmi della sua giornata parigina si stava esaurendo, anche se era ancora pomeriggio. Lui si mise in testa il panama e uscì. Aveva voglia di passeggiare lungo il fiume, dove l’aria del nord rinfrescava anche quel pomeriggio d’agosto.
Le fronde degli alberi mosse dalla brezza creavano un coro di voci sommesse e suoni fruscianti. Risalendo pian piano lungo la Senna, si ritrovò a canticchiare una canzoncina come quando, da bambino, passeggiava con la tata. «Sur le pont d’Avignon…» già, Avignone. Città che amava per il vento e la luce del Sud, e per quel piacevole far niente durante le vacanze. I ricordi affiorarono imprevisti. I giochi, i compagni, le corse, la voce della nonna che lo chiamava all’ora di cena. E quel sapore dolce, dimenticato per anni, che ora usciva dalla memoria e gli accarezzava il palato. Una prelibatezza. Come avrebbe potuto dimenticarla? Quante volte aveva aiutato la nonna a prepararla. Pescò e ripescò nella memoria ed ecco affiorare a uno a uno tutti gli ingredienti: farina, sale burro, uova, zucchero, crema di latte, acqua di fiori d’arancio. E il nome! «Flan à la fleur d’orange», ora la ricetta era chiara e completa. Tornò spedito sui suoi passi, accelerò l’andatura, entrò in casa quasi di corsa e si precipitò in cucina. Sciolse il burro a bagnomaria, lo versò sulla farina e sullo zucchero. Impastò tutto per bene e mise a riposare la pasta per 30 minuti. Aveva ancora il panama in testa, lo appese allo schienale della sedia e aspettò quella mezz’ora. Stese la pasta in una tortiera dai bordi alti. Bucherellò il fondo e la fece cuocere in forno a 150° per circa 15 minuti.
Intanto montò i tuorli d’uovo con lo zucchero, aggiunse la crema di latte, profumò con un cucchiaino di acqua d’arancio. Poi toccò agli albumi. Dopo averli montati a neve li incorporò alla crema, versò l’impasto nella tortiera e rimise in forno caldo a 180° per 15/20 minuti. Quando il profumo cominciò a diffondersi per la casa si sentì tornare bambino. Perché recuperare un sapore dimenticato è un modo per rinascere.

Ingredienti

Per la pasta
250 grammi di farina 00
150 grammi di burro
2 cucchiai da tavola di zucchero
1 pizzico di sale

Per la crema
4 uova
200 grammi di zucchero
200 grammi di crema di latte
1 cucchiaino di acqua di fior d’arancio