San Cristoforo e i pantaloni alla caviglia. Il protettore dei viandanti nei labirinti metropolitani

San Cristoforo e i pantaloni alla caviglia. Il santo protettore dei pellegrini e dei viandanti tra arte e costume sembra tornare nelle immagini dei cartelloni pubblicitari in variegate e curiose declinazioni contemporanee.

Sulle pareti esterne di molte chiese medievali si possono ancora vedere le enormi figure di San Cristoforo affrescate a beneficio dello sguardo dei viandanti. L’immagine del santo gigante era posta a protezione dei pellegrini che fin da lontano potevano affidarsi, con un solo colpo d’occhio, alla sua benevola efficacia salvifica.
Chiunque avesse potuto guardarla sarebbe stato certo che almeno per quel giorno nessuna sciagura avrebbe interrotto il suo cammino. Quel mondo di viandanti e di pellegrini non esiste più, sostituito dalla viabilità meccanizzata e dai labirinti metropolitani. Ma quei vecchi giganti barbuti, posti a presidio del vagare umano, sembrano essersi reincarnati nei simulacri pubblicitari che ci sovrastano tra le quinte della nuova architettura urbana. La loro rassicurante prestanza si congiunge adesso a un’esigente eleganza. Corpi atletici, sguardi carismatici, posture perentorie. Nell’epoca dell’economia globale, del narcisismo di massa, dell’estetizzazione generale, in cui la realtà non è altro dall’immagine che se ne ha, gli eccitati e confusi individui neoliberati alzano lo sguardo verso quelle smisurate effigi come alle icone di una loro possibile pienezza terrena, l’ideale rivelato della loro mancante identità, il prototipo di una salvezza immanente pret-a-porter, il talismano estetico della loro temporanea sicurezza. Benevoli e splendenti, i nuovi sancristofori, dall’alto della loro grande bellezza, guardano gli umani con le loro espressioni immobili, piene di distacco soprannaturale, concedendo alla loro spensierata frenesia il dono di un LOGO da incarnare.