Donne coraggiose con il cuore aperto al mondo: le suore Orsoline in missione negli anni Trenta

Religiosa a bordo del transatlantico “Anto- niotto Usodimare”

Nelle due foto vediamo rappresentate le suore Orsoline di Somasca, impegnate in missione: le prime negli anni ’30 a Cagliari e le seconde, negli anni ’60 in partenza per la Bolivia. 

Suore Orsoline in missione a Cagliari, sec. XX, anni ’30, Archivio Generale Suore Orsoline di Somasca, foto n. 03-IT-39

Indossano cuffiette e ampi abiti neri da viaggio, in mano stringono un rosario. Chiacchierano tra loro con un’aria sorridente e serena. Nella foto tratta dall’archivio generale delle Suore Orsoline di Somasca si vedono due missionarie appena sbarcate a Cagliari negli anni ’30, pronte per iniziare un’attività di missione. Sono donne determinate, indipendenti, pronte ad andare dove c’è più bisogno di loro.

È una delle foto della mostra “Donne illuminate. Religiose d’intuito e innovazione nella società bergamasca“ in corso in Città Alta, nella chiesa di San Pancrazio, fino al 26 novembre 2023). Vi proponiamo nel dossier di questa settimana alcune delle immagini esposte. Narrano le storie di donne coraggiose, che innescarono una vera e propria rivoluzione nel sistema dell’assistenza sociale nel loro tempo.

Mettersi in cammino sulle loro tracce in questi giorni è anche un modo per scoprire un aspetto di “santità ordinaria” vissuta nella vita quotidiana e in azioni concrete accanto ai più piccoli e ai più fragili.

Ricordiamo anche l’appuntamento importante del 16 novembre al Seminario diocesano Giovanni XXIII, per il Convegno di studio “La santità femminile tra storia e teologia“ (Bergamo alta, Seminario diocesano Giovanni XXIII). Per approfondire clicca qui.

A farci da guida mettendo a punto le didascalie delle immagini che vi presentiamo nel dossier è Veronica Vitali dell’Archivio diocesano.

“La missione educativa nata dal cuore materno delle sorelle Cittadini – racconta – è approdata in terra sarda a Bacu Abis (Carbonia) nell’aprile del 1939 per poi espandersi in tutto il territorio sulcitano e a seguire anche a Cagliari e dintorni”.

Era una missione concentrata in particolare su aspetti educativi e di assistenza: “Furono impegnate nell’assistenza alle famiglie dei minatori, nella gestione degli asili infantili, nonché negli ospedali e nelle comunità parrocchiali. La loro esperienza si colloca nel fermento missionario che in quegli anni coinvolse molti Istituti religiosi femminili, come le Figlie del Sacro Cuore, le Orsoline di Gandino, le Sacramentine”.

L’opera a cui furono chiamate fu allo stesso tempo impegnativa e ardita: “Partirono, a servizio della gerarchia, verso Brasile, Eritrea, Cina. L’orizzonte della loro apertura missionaria si colloca nell’opera della plantatio Ecclesiae, cioè della costruzione dell’edificio ecclesiastico, là dove questo mancava o non era ancora pienamente formato. Le religiose partivano senza una preparazione specifica, per quanto riguardava l’apostolato missionario, con competenze linguistiche alquanto modeste e spesso senza nessuna conoscenza della cultura e dei paesi di arrivo. In valigia, le suore mettevano soltanto il crocifisso, abiti, lenzuola e molta fede. L’idea era quella di esportare negli altri paesi ciò che si viveva nelle parrocchie bergamasche”.

Foto Wells-Bergamo, Prime suore missionarie in partenza per la Bolivia, maggio 1963, Archivio Generale Suore Orsoline di Somasca, foto n. 21IT-10

In questa seconda immagine vediamo le suore intente a osservare una cartina, scambiandosi sguardi in cui si può leggere una certa complicità: è come se stessero studiando insieme dove concentrare i loro sforzi, mettendo a punto un piano d’azione.

“La seconda foto – spiega Veronica – parla del rinnovamento dello sforzo missionario che le congregazioni religiose bergamasche seppero mettere in atto, assai prima di ogni sistemazione teologica (che poi arriverà con il Concilio Vaticano II), per vivere in modo nuovo l’idea e la prassi della missione. Essi seppero passare “dalla conquista al dialogo”, attraverso una testimonianza che non si limitava più a costruire la Chiesa (un sogno sfumato con la fine della dominazione coloniale), ma si sforzava di incarnare il Vangelo per annunciare l’avvento del Regno di Dio; la maturazione della “missio ad gentes” nella “missio inter gentes”.

Particolarmente significativo lo scatto delle suore, nei preparativi per dirigersi a La Paz,  solo 7 mesi dopo la partenza di don Nicoli e don Serughetti, in Bolivia (11 novembre del 1962), in risposta all’appello di papa Giovanni XXIII. In Boliva le suore Orsoline di Somasca sono tutt’ora presenti e si occupano a La Paz della scuola d’infanzia e dell’asilo nido; a Cochabamba della formazione della donna, nel dispensario medico; a Santa Cruz, nella scuola pubblica; a Boyuibe nella casa di accoglienza, nella scuola diocesana, nell’ospedaletto; a Tarija in parrocchia, scuola materna e asilo nido”.